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Paglia e fieno: caratteristiche e differenze

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Che differenza c’è fra paglia e fieno?

In effetti, pur essendo due prodotti agricoli diversi e con caratteristiche fisiche differenti, paglia e fieno si presentano esteriormente in modo simile.

Oltretutto sia paglia che fieno vengono stoccati, di solito, nello stesso identico modo, e cioè ricorrendo a quelle grosse balle cilindriche che si vedono nei campi e che prendono il nome di rotoballe.

Ma cos’è dunque la paglia e cos’è il fieno? È una domanda che probabilmente i nostri bisnonni non avrebbero avuto bisogno di formulare. Fino a 100 anni fa infatti chiunque, anche se non direttamente impiegato in agricoltura, aveva a che fare quotidianamente con entrambi. E quanto paglia e fieno fossero comuni nel mondo qualche decennio fa si può facilmente intuire dalle espressioni colloquiali che sono giunte fino ai giorni nostri. Pensate a “buttare la paglia sul fuoco”, “coda di paglia”, o ancora “mettere il fieno in cascina”.

Ah, anche la parola pagliaccio deriva da paglia. I clown infatti si chiamano così perché il loro vestito, largo e cascante in vita, appariva simile ad un pagliericcio, cioè ad un antico materasso confezionato con un rivestimento di paglia.

Definizioni di paglia e fieno

  • Il fieno è costituito da erba di prato che viene tagliata, fatta essiccare (di solito lasciandola per qualche giorno al sole nel luogo di taglio), raccolta e conservata. La parola latina fieno ha fra l’altro la stessa radice di flos ‘fiore’ e di fecundus ‘fecondo’.
  • La paglia invece è un prodotto agricolo formato dagli steli dei cereali (grano, orzo riso ecc..) dopo la trebbiatura, cioè dopo che da essi è stata tolta la granella. Insomma è lo stelo secco dei cereali, privato delle spighe.

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Dunque, mentre il fieno è un prodotto coltivato appositamente e per soddisfare un bisogno, la paglia può essere considerata un sottoprodotto di un’altra coltivazione. Infatti nel coltivare cereali, ciò che si vuole ottenere è la granella, e non la paglia. La paglia è un prodotto secondario rispetto all’obbiettivo principale della coltivazione.

Il fieno viene utilizzato, essenzialmente, per la nutrizione degli erbivori (capre, pecore, bovini, equini, conigli e simili) laddove non ci siano abbastanza pascoli o durante i mesi di condizioni climatiche avverse. Tipicamente il fieno viene raccolto e immagazzinato durante la stagione calda per poi utilizzarlo per la nutrizione degli animali durante l’inverno, quando la crescita dell’erba nei pascoli è nulla o comunque insufficiente al loro fabbisogno alimentare.

Non tutti i fieni sono uguali. A seconda del tipo di erba (o di miscela di erbe) dal quale sono prodotti, possono avere caratteristiche nutritive diverse. Intuitivamente, di solito il fieno migliore per una specie animale è quello costituito dalle erbe di cui gli stessi sono soliti nutrirsi al pascolo. Inoltre, il fieno è tagliato più volte durante l’anno (da 2 a 5 a seconda della zona e dell’umidità) e il fieno di qualità migliore è quello del primo taglio, detto maggengo poiché di solito viene effettuato nel mese di maggio.

La paglia, rispetto al fieno, è più ricca di cellulosa e lignina, presentando dunque una formulazione chimica più simile al legno. Di conseguenza è molto stabile e meno deperibile del fieno, ma con caratteristiche nutritive enormemente inferiori. La paglia quindi, di solito non è utilizzata come foraggio, se non come integrazione alla dieta di alcuni animali con esigenze specifiche (nell’ecosistema della stalla ha però avuto, e continua tuttora ad avere, un ruolo come lettiera).

Si tratta di un materiale dalle caratteristiche fisico-chimiche interessantissime, che l’ uomo conosce e utilizza dall’alba della storia. Con la paglia, ad esempio si fabbricavano le sedie e i materassi. I tetti delle abitazioni, per migliaia di anni, sono stati costruiti con la paglia, e fino al medioevo era la paglia – mescolata all’argilla – a costituire i mattoni per l’ edilizia.

Poi la paglia è stata accantonata per qualche decennio, tanto che spesso non valeva la pena raccoglierla. Le “magnifiche sorti e progressive” hanno fatto sì che venisse snobbata a favore di altri materiali, sempre più tecnologici. Ma oggi da più parti si assiste ad una progressiva riscoperta di questo prodotto agricolo semplice, ecologico ed economico. La paglia in effetti ha caratteristiche difficilmente riproducibili dai materiali odierni. Ha un elevato potere termoisolante e fonoassorbente, è una risorsa rinnovabile e dunque ecocompatibile e ha interessanti qualità di autoportanza.

Pacciamare con paglia e fieno

Sia la paglia che il fieno sono stati proposti e sono largamente utilizzati come pacciamante nell’orto, in particolare nell’orto sinergico, al fine di controllare in modo naturale la crescita delle infestanti. Se avete a disposizione entrambi i prodotti a km zero, a mio parere la paglia è preferibile allo scopo. Infatti il fieno contiene semi, che a contatto con l’umidità del terreno tendono a germogliare, apportando proprio quelle erbe che tentiamo di tenere lontane con la pacciamatura. Vale però sempre l’idea di fondo del minor utilizzo possibile di energia e di risorse: se avete la paglia a disposizione usatela, ma se dovete andare a comprarla apposta a 20 km di distanza, pacciamate con lo sfalcio del prato essiccato (che è, a tutti gli effetti, fieno): cresceranno un po’ più di erbe indesiderate, ma voi strappatele periodicamente mentre sono ancora tenere il gioco è fatto. Insomma, fate in modo che il vostro orto innalzi il meno possibile l’entropia dell’universo.

Paglia e fieno dunque sono materiali estremamente diversi. Antichi ma preziosi e ineguagliati in alcune loro caratteristiche. Impariamo a conoscerli e a riconoscerli, e tifiamo perché in futuro facciano parte, di nuovo, della nostra quotidianità.

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