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La Torba

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Cos’è la torba? A cosa serve nell’orto? E in cosa si differenzia da altri tipi di terreno?

Per dare una valida definizione di torba è necessario addentrarsi nei luoghi magici e misteriosi in cui questa si forma: le torbiere.

Le torbiera è un ambiente umido caratterizzato da un terreno costantemente saturo d’acqua stagnante e a basse temperature, che forma acquitrini o paludi. In habitat di tal genere – tipici di alcune zone del Nord Europa e del Canada – le temperature ridotte, l’acidità del suolo e la povertà di ossigeno inibiscono l’attività dei batteri che di solito degradano la sostanza organica. Come conseguenza, le foglie morte e gli altri materiali vegetali derivanti dalle piante che abitano la torbiera non vengono decomposti (come avverrebbe, ad esempio, in un prato o in un bosco) ma si accumulano, anno dopo anno e secolo dopo secolo, in strati che via via si sovrappongono compattandosi uno sull’altro. Sono proprio questi strati che danno origine alla torba.

La torba dunque è un deposito costituito dai residui delle piante di palude non completamente decomposti, trasformatisi nel corso di secoli e accumulatisi gradualmente sul fondo di stagni e acquitrini.

Per la verità nelle torbiere si rinvengono anche molti altri tipi di materiale oltre a quello vegetale: esoscheletri di insetti, carcasse di uccelli ed altri animali, e un po’ tutto ciò che morendo viene a trovarsi nel perimetro delle paludi. Ciò accade perché l’attività batterica – che altrove degrada la materia organica – in questi luoghi freddi, nebbiosi e ammantati di mistero è inibita. Tali paludi, tra l’altro, non hanno nessuna considerazione particolare per l’animale uomo: in alcune torbiere sono stati ritrovati resti di uomini preistorici incredibilmente intatti. Questi resti, detti mummie di palude, hanno un valore inestimabile dal punto di vista paleoantropologico, poiché la torbiera li restituisce completamente intatti, finanche nei vestiti e nelle acconciature dei capelli, regalando agli studiosi qualcosa di simile ad un viaggio nel tempo.

Già, il tempo. Le torbiere del nord sono ambienti in cui oltre all’ acqua, anche il tempo sembra statico. Il passato non cede il posto al presente ma semplicemente si accumula e si sovrappone ad esso.

LA TORBA COME COMBUSTIBILE

L’uomo utilizza la torba da millenni, scavando fossati nelle torbiere per ricavarne zolle che vengono poste al sole ad asciugare. Curiosamente però, nei secoli passati non era utilizzata in agricoltura, ma come combustibile. La torba infatti, oltre ad essere un prezioso ammendante per il terreno, brucia. Proprio così. E’ terra che, una volta separata dalla componente acquosa, è in grado di bruciare. E in effetti in alcune zone d’ Europa è stata sfruttata a questo scopo per secoli. Il potere calorifico non è elevatissimo, ma in Irlanda, in Scandinavia, e in luoghi simili, le stufe alimentate a torba hanno riscaldato gli inverni di generazioni e generazioni di individui.

Il motivo per cui la torba arde è la presenza al suo interno di composti organici carboniosi, più o meno similmente a quanto avviene coi combustibili fossili come carbone e petrolio (a proposito, anche il petrolio deriva dalla materia vegetale).

LA TORBA IN AGRICOLTURA

La torba, in agricoltura, è utilizzata come ammendante.

Quando aggiunta a terreni molto compatti, li alleggerisce migliorandone l’aerazione.

Inoltre, per le sua caratteristiche di sofficità e per la proprietà di imbibirsi facilmente d’acqua, un po’ come fosse una spugna, la torba è importantissima nell’ortoflorovivaismo. E’ largamente utilizzata, ad esempio, come componente dei terricci dei semenzai.

Va detto che essendo caratterizzata da un pH piuttosto acido non può essere aggiunta a qualsiasi tipo di terreno, perché alcune colture ne risulterebbero svantaggiate.

SOSTENIBILITA’ DELL’ USO DELLA TORBA E ALTERNATIVE

La torba è un materiale naturale e biologico, che se utilizzato correttamente regala risultati formidabili. Bisogna però tenere conto che è una risorsa limitata: i depositi di torba si formano nel corso di secoli, e molti di essi sono stati sfruttati fino all’esaurimento nei decenni passati. Inoltre i cambiamenti climatici in atto e gli interventi di bonifica da parte dell’uomo hanno ridotto in modo drastico le zone umide in cui tali sedimenti si formavano.

Le paludi sono un ecosistema estremamente fragile e importante. Rappresentano habitat e rifugio di innumerevoli specie di piante e animali, ed hanno un ruolo attivo nel catturare e immagazzinare l’anidride carbonica atmosferica.

Insomma, l’utilizzo della torba è uno dei casi in cui biologico non fa necessariamente rima con ecocompatibile.

Con questo non vi sto suggerendo di non utilizzare la torba, ma di farlo con parsimonia, tenendo conto che pur essendo disponibile a costi ragionevoli è un materiale prezioso e non infinito, che ha impiegato migliaia di anni per formarsi così come lo osserviamo.

Utilizzate torba che sia estratta rispettando l’habitat di provenienza, e chiedete sempre al vostro vivaista di fiducia se esista, per il vostro scopo o per quella tal coltivazione, qualcosa che possa sostituire la torba: il buon vecchio compost a chilometro zero ad esempio, o lo sfagno coltivato (un muschio che vive proprio nelle torbiere e che possiede caratteristiche di imbibimento ancora più spiccate della torba).

Per il resto, offriamola alle nostre piante, ma come fosse un buon vino: solo nelle occasioni speciali e con moderazione.

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