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Il luccio (Esox lucius)

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Forte, elegante, aerodinamico come un dardo, composto negli atteggiamenti come si conviene ai grandi predatori. E’ il luccio.

Con la sua bocca enorme e irta di denti, il luccio stuzzica da sempre la fantasia dell’uomo. In un passato antico, un passato in cui il lago non era solo la meta di una passeggiata domenicale ma una risorsa che forniva sostentamento a interi villaggi di pescatori, il luccio era sovente protagonista di miti e leggende. Esiste, nei paesi rivieraschi, una nutrita tradizione scritta e soprattutto orale che lo riguarda, che racconta di canne fortissime e lenze preparate con maestria, di astuzie e ardui giochi di forza per avere ragione di questo predatore. Di lotte arcane e straordinari duelli tra il pescatore e lucci lunghi metri.

Naturalmente si tratta, perlopiù, di leggende. Che però rendono l’idea della fama del luccio presso la gente di lago.

In effetti ogni particolare della sua morfologia contribuisce a farne un predatore perfetto.

Il corpo è snello e presenta la pinna dorsale in posizione molto arretrata, conferendogli l’aerodinamicità necessaria ai suoi agguati. La bocca è molto grande in proporzione al corpo ed è dotata di centinaia di denti, affilati e robusti, distribuiti un po’ dove capita: sulle mascelle, sul palato, in zona faringea, sulla lingua.

Tali denti sono ricurvi verso l’indietro, perché qualsiasi cosa entri nella bocca del luccio può percorrere una sola direzione: quella che va verso lo stomaco. E quando dico qualsiasi cosa intendo proprio qualsiasi cosa: i lucci infatti spesso attaccano anche i propri simili, rientrando nel novero degli animali che praticano diffusamente il cannibalismo.

Già. Il cannibalismo. Essere un luccio tutto sommato non è sempre facile. Specialmente nelle primissime fasi della vita. E forse per questo motivo l’evoluzione ha fatto sì che sia un pesce molto prolifico.

Le uova vengono deposte facendole aderire alle piante acquatiche ed ai sassi. Il loro numero dipende dalle dimensioni della femmina che le depone, ma è enorme: si calcola che ognuna deponga circa 15000 uova per ogni Kg di peso corporeo. Per le grosse femmine insomma, si tratta di centinaia di migliaia di uova ogni anno. Ma a giungere all’età adulta, come spesso accade tra le specie ittiche, di solito è solo un numero esiguo di individui. Il primissimo problema, prima ancora della nascita, è il livello dell’acqua. Dato che la deposizione avviene in acque basse, una semplice diminuzione di pochi centimetri del livello del lago è sufficiente a distruggere un gran numero di uova. È evidente dunque l’effetto deleterio che possono avere le piogge irregolari e le manovre idrauliche sulle dighe nel periodo della riproduzione.

Dopo la schiusa invece ci sarà da preoccuparsi di non essere mangiati dai propri fratelli e dai consimili in generale, oltre che dagli altri pesci. Insomma, per un luccio giungere all’età adulta è un traguardo che richiede doti fisiche eccezionali abbinate anche ad una discreta dose di culo.

Quando riescono nell’impresa, i lucci crescono in modo rapido, e nelle giuste condizioni diventano molto grandi: le femmine possono superare abbondantemente il metro di lunghezza ed i 20 kg di peso. Ma la loro proverbiale voracità si manifesta già molto prima dell’età adulta. Nei mesi estivi, in acque calme, non è raro osservare luccetti di pochi centimetri mietere terrore nei branchi di avannotti predando esemplari solo poco più piccoli di loro.

Habitat e alimentazione del luccio

Sebbene le sue caratteristiche fisiche possano suggerire il contrario, il luccio non è un ottimo nuotatore, ed è raro che si cimenti in inseguimenti in acque libere. Si tratta infatti di un pesce sedentario e dall’indole piuttosto pigra, che non ama spostarsi molto.

Il suo regno sono i fondali bassi e ricchi di vegetazione, dove le prede sono abbondanti e i nascondigli eccellenti. Predilige stagni e acque poco mosse. Ama l’acqua calma al margine delle correnti, e in generale le posizioni dalle quali appostarsi pigramente ad attendere il passaggio della preda.

Questa sua natura sedentaria ben si concilia con la tecnica di caccia che adotta: l’ agguato. Infatti il luccio tende ad assalire pesci catturabili con facilità, non perfettamente in salute, feriti, o quelli che semplicemente gli passano vicino alla bocca mentre è in posizione di caccia celato dalla vegetazione.

Il luccio si apposta fra le alghe o al margine dei canneti e attende semplicemente che la sua vittima gli capiti a tiro. A quel punto, con uno slancio poderoso gli si getta addosso a fauci spalancate, la afferra e la dilania. Poi si ritira nella posizione iniziale e ingoia la sventurata preda a partire dalla testa.

E’ intuitivo che per la preda, colta alla sprovvista, le possibilità di sfangarsela siano ridotte al lumicino. Ma quando l’attacco fallisce, il luccio difficilmente si lancia in faticosi e incerti inseguimenti in acque aperte. Più spesso torna semplicemente alla sua postazione per prepararsi ad un nuovo attacco. D’altra parte, perché prendersela? il lago è pieno di pesci piccoli, deboli, incauti, malati o feriti. Il luccio lo sa, e come un abile giocatore di poker pondera bene le sue carte senza perdersi inseguendo mani sfavorevoli.

Cibandosi perlopiù di individui non in salute, i lucci assolvono un importante compito di sfoltitori e selezionatori negli specchi d’ acqua che abitano.

Pur trattandosi di pesci territoriali e dall’indole solitaria, che rifuggono la compagnia dei loro simili (trattandosi di cannibali, li capisco) la specificità dei luoghi utilizzati per la caccia fa sì che quando una zona viene lasciata libera per qualche motivo da un luccio, ad esempio perché viene pescato, spesso accade che nel giro di breve un altro luccio guadagni la stessa posizione. Insomma – i vecchi pescatori lo sanno ma non ve lo diranno mai- esistono luoghi da lucci, un po’ come esistono luoghi da funghi.

Lo dico – non me ne vogliano i lucci che sono loro stessi dei predatori – per introdurre un’ ultima informazione su questo animale dall’espressione indubitabilmente truce: è buonissimo.

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