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Topinambur (Helianthus tuberosus)

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Topinambur, girasole del Canada, rapa tedesca, carciofo di Gerusalemme. Mille modi diversi di riferirsi alla stessa pianta, l’Helianthus tuberosus.

Comunque lo vogliate chiamare, vi invito a considerare di dedicargli un pezzettino di terra nel vostro orto. Infatti pur essendo, per motivi che mi sfuggono, quasi misconosciuto, è un ortaggio straordinario. È facile da coltivare, non richiede particolari attenzioni, cresce praticamente su qualsiasi terreno, è esteticamente molto bello (ma poi, quale pianta non lo è?) è molto produttivo ed è poco sensibile alle malattie.

Provate a immaginare. Niente da potare, niente da legare, nessun bisogno di rincalzare, rari i problemi di insetti parassiti. Non è necessario estirpare le erbe infestanti, dato che i topinambur raggiungono agevolmente i 2 metri di altezza e non ne vengono disturbati (piuttosto sono i topinambur stessi a comportarsi da infestanti, motivo per cui si solito si consiglia di piantarli in un’aiuola costruita in modo che non abbiano modo di espandersi oltre lo spazio che vogliamo dedicargli). Non bisogna nemmeno seminare, perché dopo il primo anno di impianto è sufficiente lasciare qualche tubero nel terreno (e probabilmente qualcuno vi scapperebbe anche se voleste raccoglierli proprio tutti) e la primavera successiva i topinambur cresceranno di nuovo, spontaneamente, nello stesso punto. Regalandovi dei bellissimi fiori simili ad enormi margheritone in estate e abbondanti tuberi da cucinare in millemila modi in inverno – sono i tuberi infatti la parte del topinambur che si utilizza in cucina. Insomma, tutte le carte in regola per meritarsi un posticino nella vostra food forest.

E’ un ortaggio esotico? vero, ma in fin dei conti anche la patata e il pomodoro lo sono. E il Topinambur, pur essendo di provenienza americana, è coltivato in Europa da secoli, tanto da essere presente allo stato spontaneo e da rientrare tra gli ingredienti principali di alcuni piatti tipici regionali: ad esempio in Piemonte è un componente fondamentale della bagna càuda.

Etimologia del nome

(o in questo caso dei nomi!) la nomenclatura binomiale del topinambur, Helianthus tuberosus, ne rivela l’appartenenza allo stesso genere dei girasoli (helianthus, dalle parole greche “sole” e “fiore”) e pone l’accento sul tubero, che è la parte edibile delle pianta ed è l’organo di sopravvivenza di questo bel vegetale, quello cioè che resiste all’inverno e dà origine in primavera ad un nuovo fusto.

Il nome comune Topinambur, in uso in Francia, Italia, Germania, Spagna e in buona parte del vecchio continente, deriva dalla tribù sudamericana dei Tupinamba. Ma non tanto perchè questo popolo ne facesse largo uso, quanto per una coincidenza storica. Infatti gli Europei vennero a conoscenza dell’esistenza della pianta dalle popolazioni indigene del Canada (le prime descrizioni del suo utilizzo si devono all’esploratore francese Samuel de Champlain, fondatore della città di Quèbec). Pare che il collegamento coi Tupinamba sia avvenuto per una casualità nel 1615 in Vaticano, allorchè un membro della tribù si trovò in visita in Europa nello stesso momento in cui il topinambur venne presentato ad un’esposizione di vegetali edibili importati dal nuovo mondo. I tupinamba e l’Helianthus tuberosus vennero così accostati per una semplice coincidenza temporale.

E perchè “carciofo di Gerusalemme” visto che il topinambur con il Medio Oriente c’entra poco? In realtà pare che anche questo termine sia nato un po’ per caso, questa volta negli USA, grazie agli immigrati di origine italiana. Secondo molte fonti infatti, questi solevano chiamare il topinambur “girasole artichoke” (artichoke significa carciofo in Inglese). Gli americani avrebbero poi corrotto la pronuncia di “girasole” in quella di “Jerusalem”, facendo diventare il topinambur Jerusalem artichoke (carciofo di Gerusalemme, appunto), nome con cui oggi il topinambur è conosciuto nei paesi anglosassoni. Un gran casino insomma.

Coltivare i topinambur

Come si coltivano i topinambur? Per dare inizio ad una coltivazione di topinambur è necessario procurarsi i tuberi e piantarli a fine inverno, interrandoli ad una decina di centimetri di profondità. Io li ho piantati a 30 centimetri circa di distanza l’uno dall’altro. Non c’è molto altro da dire, i topinambur fanno tutto da soli. Metteteli in una zona ben delimitata e fate attenzione che di stagione in stagione non si espandano oltre tale zona. La parte aerea si svilupperà in un fusto erbaceo con fiori dall’aspetto a metà strada tra un girasole e una margherita gigante, mentre la parte ipogea produrrà i tuberi, che sono quelli che possono essere utilizzati. Un po’ come avviene per le patate. A fine estate, quando gli steli seccheranno, tagliateli e metteteli nel compost, ma non estraete i tuberi dal terreno finché non avete intenzione di usarli: infatti una volta raccolti non sono facili da conservare a lungo, mentre al contrario nel terreno possono resistere anche per l’intero inverno. Semplicemente, quindi, raccoglieteli man mano che vi servono.

L’unica cura colturale che vi consiglio di dedicare ai topinambur è l’irrigazione: infatti si tratta di piante che crescono benissimo in terreni umidi (sono spontanei lungo i corsi d’acqua). A proposito, avete presente quella parte di orto che non riuscite mai ad utilizzare perché è troppo umida e un po’ in ombra e non si riesce a far crescere nulla?.. ecco, provate coi topinambur.

Controllo dell’ espansione dei topinambur

I topinambur hanno la tendenza ad espandersi col passare degli anni, e se questo è senza dubbio un punto a loro favore in ottica di autoproduzione, può diventare un’arma a doppio taglio, perché se si trovano bene possono sfuggire alla coltivazione e comportarsi da infestanti. Il mio consiglio quindi è di piantarli in un’ aiuola ben delimitata, in modo che che ai tuberi non venga in mente di tuberare in zone che non avevamo deciso di dedicargli.

Non avete mai coltivato l’orto? Ci avete provato ma avete combinato dei gran casini con qualsiasi ortaggio? Volete sperimentare le tecniche di autoproduzione ma non avete tempo di dedicare alle colture convenzionali? Provate coi topinambur.

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