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Lucciole e bioluminescenza

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Perchè le lucciole emettono luce? E qual’ è il meccanismo chimico che innesca tale luminosità? Perché si illuminano in modo intermittente?

O ancora, come sono fatte le lucciole? Come appaiono di giorno? Dove è possibile trovarle e dove, invece, purtroppo non le si trova più?

Di insetti è (fortunatamente) pieno il mondo. Decine di specie di insetti circondano la nostra quotidianità, e della maggior parte di essi non ci curiamo e non ci accorgiamo nemmeno, a meno che non ci pungano, non ci capitino sulla scrivania o non ci gironzolino sulle salamelle.

Le lucciole invece sono sempre un incontro gradito. Minuscole eppure capaci, con il loro chiarore dimesso ma carico di mistero, di pungolare la fantasia dell’uomo. Il gioco di luci che compongono sui prati estivi è contemporaneamente una fonte inesauribile di ispirazione per i poeti e un irresistibile richiamo all’accoppiamento per i loro simili.

In un mondo di effetti speciali, di eccessi e di costanti esasperazioni, le lucciole riescono meravigliosamente bene nell’intento di stupirci in modo pacato e lento, senza mai essere fuori dalle righe.

Gli insetti che comunemente chiamiamo lucciole sono coleotteri della famiglia delle Lampyridae, appartenenti a diverse specie. In Italia, quando ne incontriamo una, con ogni probabilità ci troviamo di fronte a una Luciola italica o ad una Lampyris nocticula, le due specie più diffuse. Se vi state chiedendo che aspetto abbiano di giorno, quando non stanno prendendo parte ai loro magnifici spettacoli di luci, sappiate che sono decisamente bruttine. Anatomia e dimensioni variano molto a seconda della specie, ma in generale sono insetti dall’ aspetto larviforme, in alcuni casi atteri, con zampe corte e colori poco appariscenti che vanno solitamente dal giallo al brunastro.

Ma come fanno le lucciole ad emettere luce?

Il meccanismo chimico alla base dell’emissione luminosa di questi coleotteri è detto bioluminescenza, e non è un fenomeno così raro in natura: lo si può osservare, oltre che nella stragrande maggioranza delle specie di lucciole, anche in diversi organismi marini come i pesci lanterna e lo squalo tagliatore, in certi funghi come il Panellus stipticus o in taluni anellidi.

La luminescenza delle lucciole è resa possibile da una molecola chiamata luciferina. Nome da brividi, lo so, ma lucifer significa semplicemente “portatore di luce”, dunque col diavolo tale composto non ha nulla a che fare, a parte la medesima etimologia.

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La luciferina, presente in abbondanza nell’addome delle lucciole, viene ossidata in presenza di ossigeno, di ATP e di un enzima chiamato luciferasi. La reazione porta alla sintesi di una molecola più stabile, e quindi provoca la liberazione di energia nell’ambiente. Tale energia è rilasciata sotto forma di radiazione luminosa.

È per certi versi lo stesso meccanismo chimico che dà origine alla fiamma in un camino acceso: il legno, bruciando in presenza di ossigeno, viene scisso in molecole più semplici e l’energia liberata dagli elettroni che prendono parte al processo produce energia luminosa, la fiamma. Dato che la reazione di ossidazione della luciferina avviene solo in presenza di ossigeno, le lucciole possono controllare la frequenza del lampeggiamento regolando la frequenza con la quale, attraverso movimenti ritmici dell’addome, pompano aria attraverso le trachee (un po’ come si controlla la fiamma col mantice). L’intensità della radiazione luminosa invece varia ed è tipica di ciascuna specie.

La bioluminescenza è funzionale all’accoppiamento: si tratta di segnali luminosi attraverso cui le lucciole attirano l’ attenzione di individui del sesso opposto. Di solito il maschio, volando, emette una luce intermittente, mentre la femmina risponde rimanendo fra la vegetazione emettendo una luce fissa. Si incontrano e dall’incontro nascono tanti bei lucciolotti.

LUCCIOLE: DOVE SI TROVANO

I più fortunati le possono osservare semplicemente fuori dalla finestra. Ma se non siete fra questi, vi consiglio di scovare un luogo vicino casa in cui assistere almeno ogni tanto a questo magico rituale di danza. Ma quando e dove? In campagna ovviamente, ma tenendo presente di evitare le zone in cui si pratica la monocoltura e l’agricoltura intensiva. I posti migliori per osservarle sono le zone ecotonali rappresentate dalle radure al limitare del bosco.

La luminescenza delle lucciole, lo abbiamo detto, è finalizzata alla riproduzione, e quindi il periodo migliore per osservarle è quello dell’accoppiamento, che alle nostre latitudini avviene all’inizio dell’estate, nei mesi di giugno e luglio. L’orario che vi consiglio invece è dalle 22.00 alle 24.00. Le lucciole infatti tendono a non andare in discoteca: cercano il partner soltanto per un paio d’ ore all’inizio della notte. Se non lo incontrano, a un certo momento si ritirano e ritentano la notte successiva.

…E DOVE NON SI TROVANO

Non si trovano invece, o se ne trovano pochissime, laddove l’uomo ha calcato più pesantemente la mano con le sue attività: nei luoghi troppo inquinati, in quelli eccessivamente antropizzati, in quelli resi sterili da enormi quantità di fertilizzanti. Oltre a questi fattori, destabilizzanti per molte altre specie, le lucciole soffrono anche la presenza di inquinamento luminoso. Le luci artificiali infatti, interferiscono, inevitabilmente, con la fase di ricerca del partner.

Un altro fattore di disturbo per la presenza di lucciole è l’uso di lumachicidi. Questo perché le larve sono carnivore, e si nutrono in particolare di gasteropodi, chiocciole e limacce. I lumachicidi diventano quindi, inesorabilmente, anche dei lucciolicidi, nel senso che le larve non hanno modo di nutrirsi a sufficienza per arrivare alla fase adulta.

Dato che le lucciole sono più sensibili di altri insetti all’inquinamento, e la loro presenza è facilmente osservabile, questi coleotteri sono da più parti considerati un bioindicatore della qualità ambientale. Insomma, se attorno a voi volano lucciole, con ogni probabilità il livello di inquinamento dell’aria e del suolo è, non dico assente, ma quantomeno sotto controllo. Una bella spia rossa invece se vi trovate in un habitat di lucciole ma lucciole non se ne vedono.

Il magico spettacolo di luci nei prati durante le calde notti di mezza estate è , dunque, essenzialmente un fenomeno biochimico. Una comune reazione di ossidoriduzione che ha luogo nella cavità addominale di alcuni coleotteri, i quali la utilizzano per comunicare un richiamo di tipo sessuale. Ma il fatto di poterlo spiegare scientificamente non mi impedisce di rimanere, comunque, ogni volta che le osservo, a bocca aperta.

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